Armstrong, né un santo né un mostro
Doping, Armstrong si arrende: pronta la revoca dei 7 Tour
di Maurizio Crosetti (da “La Repubblica.it”, 24 agosto 2012 – link)
Lance Armstrong non è un santo e non è un mostro. E’ un uomo che ha vinto, perso, combattuto. E’ un ciclista che per sconfiggere il cancro ha assunto sostanze usate anche da chi non ha bisogno di guarire perché sanissimo, ma vuol provare a vincere una gara sportiva truccandosi il sangue.
In tanti anni di carriera, anzi in due carriere distinte (i grandi trionfi, tre anni di ritiro, poi il ritorno e infine l’addio vero e proprio), Armstrong non è stato mai trovato positivo ad un solo controllo antidoping. Neppure uno, in centinaia di test. Si è però sempre rifiutato di fornire prove evidenti per contrastare vecchie accuse, talvolta vecchissime: per esempio quei campioni d’urina risalenti addirittura al ’99, conservati come un vino pregiato chissà come e chissà dove. Lui è stato sprezzante, chi lo accusa si è accanito con veemenza rara e con prove finora piuttosto deboli, a parte il solito meccanismo dei pentiti […].
Delle due, l’una: o saltano fuori prove schiaccianti contro Armstrong, o non ha senso togliergli sette Tour solo perché lui è in guerra con l’agenzia antidoping e ha un orrendo carattere. Forse, sarebbe stato più giusto provare a inchiodarlo quand’era ancora in sella, non adesso e non così: le occasioni non sono mancate, ma lui ne è sempre uscito pulitissimo. I fanatici dell’antidoping saranno soddisfatti, perché hanno sempre visto in Lance Armstrong un’anima nera. Saranno un po’ meno contenti quei malati di cancro per i quali il poster del ciclista, appeso alle pareti di qualche day-hospital, ancora rappresenta un motivo di speranza. E quella non si squalifica.